Il filosofo francese Blaise Pascal ci invita a contemplare l’universo, nella sua immensità, per prendere coscienza della limitatezza della nostra condizione umana di fronte all’infinito, e di noi stessi come individui.
Tuttavia, c’è un altro infinito, infinitamente più piccolo, ma che ci provoca altrettanto sgomento, perché è anch’esso incommensurabile e al di là delle nostre capacità di comprensione: il mistero dell’uomo.
L’essere umano è da sempre sospeso tra l’infinitamente grande e l’infinitamente piccolo, grandezze entrambi incomprensibili che può però considerare attraverso il vero attributo dell’anima che – come diceva Madame de Staël – è il sentimento dell’infinito che è più importante della stessa pretesa di conoscerli.
Dunque, per Pascal, la condizione umana è nient’altro che estrema precarietà, impossibilità di raggiungere punti fermi, insanabile contraddizione fra il volere e l’ottenere, volubilità e continuo movimento nell’avere e nel volere stesso.
L’uomo è una pura contraddizione in sé, posto tra i due abissi dell’infinito e del nulla, l’infinitamente grande e l’infinitamente piccolo, fra l’essere spirituale (eterno) e l’essere corporeo (temporale).
L’uomo in altre parole, non può sapere né ignorare totalmente.
Nell’opera
“GEOMETRIA SACRA…..VIAGGIO NELLA MENTE DI DIO”
di Guido Falconi questi concetti affiorano dal costrutto iconico, con chiarezza e linearità.
La considerazione dell’uomo come creatura “imperfetta” implica un riferimento essenziale a qualcosa d’altro o meglio, a Qualcun altro non gestibile dall’uomo – che entra a definire in modo essenziale la sua identità – un’identità relazionale, il cui primo dato è la dipendenza originaria e ontologica da Colui che ci ha voluti e ci ha creati.
Eppure questa dipendenza, da cui l’uomo moderno e contemporaneo tenta di affrancarsi, non solo non nasconde o diminuisce, ma rivela in modo luminoso la grandezza e la dignità suprema dell’uomo, chiamato alla vita per entrare in rapporto con la Vita stessa, con Dio.
A questo punto però sorge una domanda: non è forse una condanna questo anelito verso l’infinito che egli avverte senza mai poterlo soddisfare totalmente?
L’uomo della post-modernità, più che cercare di elevarsi spiritualmente, appare smarrito in uno spazio indefinito dove labirinti di immagini, messaggi, stimoli, spot pubblicitari e merci da acquistare appaiono come imperativi assoluti, si avvicendano senza sosta, lasciandolo spesso confuso e alla ricerca di una identità forte e solida, di una strada certa da seguire.
Se si toglie all’uomo la ragione, che è proprio ciò che lo rende umano e quindi diverso dall’animale, se gli si toglie la libera volontà e la morale oggettiva o la ricerca di un fine o scopo che coincide col Bene, se si cerca di distruggere la realtà (l’essere, la ragione e la libera volontà, lo scopo della vita e le regole che ce lo fanno raggiungere), si sprofonda l’uomo nell’apatia e nella disperazione, che sono i frutti della mancanza di un ideale e di uno scopo.
Occorre, dunque cercare un segno diverso, una nuova armonia, un profondo equilibrio che l’artista Falconi, tenta di rappresentare graficamente con immagini e concetti per poterli esprimere e tramandare, guidato da sentimenti di creatività e di solidale condivisione con gli altri.
La naturale evoluzione di queste rappresentazioni dà il via alla simbologia più specifica racchiusa in quella che potremmo definire Geometria Sacra.
Questa è costruita rispettando precise misure e proporzioni che sono l’espressione grafica di fondamentali simbolismi.
La sfera, il tetraedro e le altre “figure perfette” sono sempre state oggetto di studi e ancora oggi fanno parte della simbologia che è alla base di molte filosofie, credo religiosi, scienze e discipline meditative.
Lo schema grafico si legge come un’unica singolarità che racchiude al suo interno diversi simbolismi, c’è “l’occhio” collocato in orizzontale, posizionato all’altezza della testa, che richiama “l’Occhio del cuore” o l’”Intelligenza di Dio“, questo sovrasta una figura umana collocata al centro della scena, un fantoccio mutilato che pare inerme di fronte all’assoluto.
Le linee curve portano a sviluppare l’ottica per leggere una sfera, una superficie che da 2D diventa 3D, come i riflessi sulla superficie di una goccia d’acqua.
L’immagine finale respira: l’aria circola attraverso lo spazio che circonda le forme che sembrano dilatarsi.
Tiziano Viani
La cura quindi, consisterebbe nel tornare alla contemplazione della verità, l’uomo stesso sia come individuo razionale e libero sia come animale socievole, che realizza nella polis la sua vera natura, poiché da solo non ci riuscirebbe: “nessun uomo è un’isola”,
Da sempre l’uomo ha cercato di rappresentare graficamente immagini e concetti per poterli esprimere e tramandare, guidato da sentimenti di creatività e di condivisione con gli altri.
La naturale evoluzione di queste rappresentazioni ha dato vita alla simbologia più specifica racchiusa nella Geometria Sacra.