Il desiderio che l’arte resti tale, ossia esalti la capacità inventiva ed espressiva di ciascun uomo e, nello stesso tempo, risvegli il gusto ed il sentimento del bello che sembra assopito nel caos del quotidiano, guida il Falconi nel suggestivo mondo dell’antico Egitto ove attinge la grande energia che caratterizza la sua opera artistica.
Guido Falconi, con un attento lavoro ad intarsio e l’armoniosa unione di pelle animale, realizza la propria arte con l’intento di ravvicinare mediante la contemplazione di quella, l’umanità al Divino.
In “MAGIA DEI SIMBOLI” Iside dea egizia, sposa di Osiride e madre di Horo nodo personificato, porta infilate nelle braccia atteggiate a “ka”, due serpi.
Il tutto simboleggia la vita e la esalta in ogni sua forma.
Lateralmente: Mut, la dea avvoltoio, che ebbe per gli egizi un significato prevalentemente materno, e Horo, il dio falco, che, secondo la tradizione s’incarnava nel Faraone, il quale, dopo la morte, diveniva Osiride.
Tale privilegio, con la progressiva democratizzazione dell’Egitto, nel Medio Evo venne attribuito a tutti coloro che avevano condotto vita onesta.
Nella parte superiore dell’opera, come per vigilare su Mut e Horo, due “Occhi sacri”, simbolo di integrità fisica.
Tali simboli, tratti dall’interno di un sarcofago conservato nel museo di Parigi, acquistano, attraverso quest’opera, fascino ed attrattiva perché arricchiti dalla profonda sensibilità dell’artista.
Il Falconi non solo ci fa vedere l’immagine ma la trasforma e le dona, in virtù della sua ricchezza interiore, un valore umano e spirituale, favorendo la nostra ascesa al Divino.
Zammataro Patrizia