Un “artista nuovo” così mi piace definire Guido Falconi che, nella vasta scena della produzione artistica in cui, nei secoli, l’uomo ha espresso la sua creatività, ha scelto per le sue opere una materia del tutto originale: la pelle animale e una tecnica operativa, non nuova nell’ideazione, sì, nella realizzazione.
Si apre, pertanto, con lui, un nuovo settore nella storia dell’Arte umana: immagini, figurazioni, e sculture di grande efficacia emotiva, assumono forma ed espressione attraverso un’abile paziente, certosina manipolazione e colorazione di un materiale biologico: la pelle animale, tanto umile, quanto nobile e dignitoso.
Guido Falconi, come ogni artista vero, ha compiuto una scelta di vita che gli consente di coltivare il suo mondo interiore e, poi, di esprimerlo sapientemente nelle sue opere.
Alla maturazione dell’idea corrisponde la realizzazione dell’immagine in cui forma, colore, espressione, simbologia aderisce ad una sempre più matura e consapevole riflessione esistenziale.
Nella piccola bottega, nascosta in uno stretto vicolo della Chieti antica si respira un’atmosfera molto suggestiva.
Tra libri, foto, cataloghi, sono esposte numerose creazioni artistiche: sculture di Cristi, e di madonne, grandi quadri in cui dominano simbologie cristiane e divinità pagane.
Se è vero ciò che approfonditi studi sulla psicologia umana affermano: che l’uomo, naturalmente, tende a scoprire e a preferire in ogni espressione della natura e della cultura, aspetti e forme a lui familiari, posso, senza alcun timore di essere contraddetta affermare che, nell’opera di Guido Falconi, traspare un’intensa, tormentata religiosità che offre, a chi sa coglierli, mistici messaggi.
I suoi Cristi, armonicamente posati su sfondi, dove forma, spazio e movimento si fondono armonicamente, hanno lo sguardo rivolto verso il basso; l’espressione è intensa e profonda; sembrano ricordare all’umanità che, mantenendo i contatti con il Divino, potrà ritrovare nella fede, ogni qualvolta lo vorrà, la serenità minacciata continuamente dalla quotidiana battaglia del vivere.
La Vergine con il Bambino, tema molto tradizionale nell’Arte Sacra dall’aspetto plastico estremamente gradevole, offre un’immagine di sublime umanità nel largo, tenero abbraccio della nostra comune Madre, qui esaltata in tutta la sua bellezza dalla delicata modellazione, ottenuta con colla e riempimento di segatura e dalla morbidezza di colori, realizzati con abile e sapiente combinazione.
È evidente in queste scelte il bisogno, forse non sempre consapevole ma certamente vissuto come esigenza interiore, di mantenere i contatti con il Divino e ottenere, attraverso una mistica fusione, non solo risposte ai tanti interrogativi che ci tormentano, ma anche conforto in questo nostro pellegrinaggio terreno.
La produzione del nostro artista si esprime sapientemente anche in rappresentazioni simboliche come la Trinità o La Rosa dei Venti, ma più particolarmente si ispira ad un mondo: quello Egiziano che, pur assai lontano nel tempo, lo attrae per quel particolare rapporto Dio-uomo, che non prevedeva punizione e castighi, ma protezione, salvezza e misericordia.
Le Divinità egiziane tendevano a fondersi con l’umanità, sollevandola dalla sua fragilità.
Guido Falconi, affascinato dalla magica atmosfera che avvolge la storia e la profonda religiosità di questo antico popolo, ne ripropone le Divinità attraverso immagini ottenute (sembra una strana ispirazione) proprio con lo stesso materiale, di cui esse si rivestivano. *
Sul grande tavolo del piccolo laboratorio l’opera, giorno dopo giorno, prende forma ed espressione: i ritagli di pelle cambiano la loro colorazione naturale attraverso una sapiente mescolanza di colori; si distendono e mantengono le loro grinze originali; vengono, poi, pazientemente ritagliati con bisturi di varie dimensioni; infine, incollati con un manufatto denso che darà alla pelle lucentezza ed elasticità la cui resistenza sarà garantita nel tempo.
Nel disegno nitido e preciso, nella composizione ordinata, nell’accostamento a forme geometriche o immagini reali, ritroviamo le stesse caratteristiche tecniche dell’Arte egizia, ravvivate, però, da un’intesa partecipazione emotiva e da un indiscutibile efficacia comunicativa.
Il fascino che l’Egitto esercita in modo quasi coercitivo nelle scelte del nostro Artigiano-Artista si intrinseca ulteriormente nella preferenza accordata a Regine, come Nefertiti o Nefrtete dal fine, malioso volto, o a Faraone come il giovane Tutankhamon, restauratore della religione di Stato, dalla personalità insieme umana e Divina.
Bellezza, regalità, senso del divino s’incontrano nei bei volti policromaci, alimentando esoterici e arcani sentimenti, che consentono al nostro spirito di vivere, anche se solo per pochi istanti, in una dimensione irreale.
L’uomo ha bisogno di poter evadere di tanto in tanto, dalla problematicità del reale e, quindi, ricaricarsi spiritualmente.
Ha ciò serve l’Arte, quella vera; quella che scaturisce da una ricchezza interiore, e che è sostenuta da valori universali, confermatisi e solidificatisi nel tempo, dopo essersi liberati dalla peculiarità dell’esistere e del contingente.
Nell’opera del Falconi: umano e Divino tendono a toccarsi a comunicare per un bisogno intenso di sublimazione del reale, reso possibile più che mai dall’intuizione artistica.
E’, quindi, doveroso il nostro “grazie” a chi, come lui, ci offre la gradita occasione di riposare il nostro spirito ed alimentarlo attraverso la contemplazione di una originale produzione artistica, che, inevitabilmente, ci riavvicina a quel Dio che, sin dai tempi più remoti noi uomini continuiamo disperatamente a cercare, inseguendo l’insopprimibile bisogno di Assoluto che rende, sì, inquieta la nostra giornata terrena, ma nello stesso tempo le dà valore e forza.
*Utet –vol.VI pagina 74
Vittorini Maria Pia